TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 25/01/2009
   

SPEZZIAMO IL CICLO DELLA VIOLENZA

(di: Ron Lajoie, Associazione familiari delle vittime di omicidio per la riconciliazione. Intervista a Renny Cushing )

Robert McLaughlin ha preso molto a  Renny Cushing nel giugno 1988, quando penetrò nella quieta casa di famiglia ad  Hampton, New Hampshire e uccise il padre di Cushing con un fucile.

Renny Cushing dice che la cosa più difficile che ha dovuto fare è stata chiedere a qualcuno di aiutarlo a pulire il sangue di suo padre sui muri. Ma che non avrebbe mai permesso all’omicida, un ex poliziotto di Hampton con un record di brutalità e grudge contro la famiglia Cushing, di portargli via i valori che suo padre stesso gli aveva trasmesso.

“Sono stato cresciuto nella tradizione irlandese-cattolica e mi è stato detto “Non devi uccidere”. Ma ho elaborato i miei valori prendendoli da mio padre e dal mio stesso senso di essere una persona”, spiega Cushing, che è un attivista della Rappresentativa dello Stato del New Hampshire, e attualmente direttore esecutivo dell’MVFR, Famiglie delle Vittime di Omicidio per la Riconciliazione, un gruppo di volontari che lavorano per l’abolizione della pena di morte.

“Volevo essere parte di un mondo dove la vita è rispettata”, continua. “Per me abbandonare le mie convinzioni perché mio padre è stato ucciso vorrebbe solo dire dare più potere agli assassini. Non mi avrebbero solo portato via la vita di mio padre, ma anche i miei valori”.

Cushing fa una pausa.

“Era uno dei miei migliori amici. Sei mesi prima che fosse ucciso, avevo viaggiato con lui nel Sud Pacifico. Visitammo le Isole Palau, dove lui aveva combattuto durante la guerra. Parlammo molto. Fu un momento speciale…. mio padre mi trasmise grandi valori, e io continuo ad onorarli con la mia opposizione alla pena di morte.

E’ una posizione che Cushing ammette essere dura da accettare per qualcuno, specialmente in un’era in cui l’idea della vendetta è abbracciata dall’intera comunità, almeno per quanto è riflesso nella politica pubblica.

Poco dopo il momento in cui McLaughlin venne arrestato insieme a sua moglie, accusata come complice nell’omicidio, Cushing corse dalla famiglia di un suo amico di Hampton. “Spero che friggano quei due”, esclamò l’amico.

“Non seppi come rispondere, non potevo rispondere”, dice Cushing, la cui intera carriera politica è stata una risposta diretta al pubblico pregiudizio – compreso l’assunto selvaggio che l’unica soluzione alla violenza è una violenza più grande, una violenza sponsorizzata dallo stato.


UN RUOLO CRUCIALE IN DUE STATI

Cushing si è battuto contro le esecuzioni di stato sia come membro eletto del Parlamento del New Hampshire, sia nella sua nuova veste di membro dell’MVFR. La sua posizione unica gli ha permesso di giocare un ruolo cruciale nella ridefinizione del dibattito sulla pena di morte nel New Hampshire avvenuta due anni fa, così come nel dibattito che ha avuto luogo nel vicino  Massachusetts la scorsa primavera. “Vedo me stesso come una parte del movimento per la giustizia sociale, e ho visto il  mio coinvolgimento nella legislatura del New Hampshire come una sorta di continuazione delle mie attività comunitarie”, dice Cushing. “Ho provato a stendere un’agenda programmatica per lo stato del New Hampshire, e nei programmi c’è la fine della pena di morte”.

Ma quando una bolla ha esteso l’uso della pena di morte statale nel 1997, Cushing pianse. Non per qualche dubbio sulle proprie convinzioni – era certo di queste – ma per la posizione in cui veniva a trovarsi. “Ero spinto in due direzioni diverse” ammette. “Da una parte non volevo essere bollato solo come quel ragazzo a cui era stato ucciso il padre. E’ un’esperienza comune per quelli di noi che hanno avuto un familiare ucciso, perché l’omicidio è abbastanza raro nella nostra società. Ma allo stesso tempo, non conoscevo altri legislatori che avessero perso qualcuno per un omicidio e fossero disposti a parlare pubblicamente contro la pena di morte”.

Il nuovo provvedimento era particolarmente draconiano, dato che estendeva la pena di morte in diverse nuove aree. E aveva l’appoggio delle massime autorità dello stato, dal governatore, al procuratore generale, al portavoce ufficiale. Cushing deciso che i parametri del dibattito dovevano essere variati. “Ci veniva detto che l’istanza poteva mantenere la pena di morte alla situazione attuale o espanderla ulteriormente” ricorda. “Pensai che non dovevano essere questi i termini del dibattito. Quello di cui veramente avevamo bisogno di parlare era l’abolizione della pena di morte in quanto tale”.

L’ATMOSFERA POLITICA DIVENTA PESANTE

Cushing, insieme con il rappresentante democratico Clifton Below,  sponsorizzò un emendamento per eliminare interamente le esecuzioni, per sempre. Il raggiungimento del quorum fallì per due dozzine di voti, ottenendo più voti della mozione per espandere la pena di morte. Ma, cosa più importante per Cushing, sollecitò la discussione. Improvvisamente non fu così scontato che lo stato potesse continuare ad uccidere, e che l’unico problema fosse chi sarebbe stato giustiziato e quanto spesso la pena di morte dovesse essere applicata. La questione diventò: lo stato può continuare ad uccidere i suoi cittadini?

L’atmosfera si era modificata, anche se politicamente la tendenza rimaneva a favore della pena di morte, dato che la coscienza può piegarsi a concetti più prosaici  - non ultimo quello dell’auto-conservazione.

“Una cosa ricordo”, dice Cushing. “Un buon legislatore mio amico venne da me e disse – Renny, tu sei fortunato, puoi opporti alla pena di morte, dato che tuo padre è stato ammazzato, politicamente sei coperto -. Non mi ero mai considerato fortunato e non avevo mai notato questo lato luminoso dell’omicidio di mio padre”.

Infatti Cushing pensa che il dibattito sulla pena di morte venga influenzato più da motivazioni politiche che non da divergenze filosofiche.

“Alcune persone la supportano solo per opportunismo politico, bieca demagogia” dichiara. “La considerano un mezzo per raggiungere maggior potere. Altre vengono a patti. Pensano che attualmente convenga un atteggiamento prudente, basato su false promesse, credo, ma hanno almeno provato a pensare al problema. Altri? E’ sempre difficile opporre un voto di coscienza ai desideri della maggioranza dei tuoi possibili elettori”.

La stessa mozione è stata presentata in Massachusetts lo scorso mese di marzo, quando il governatore Paul Cellucci, per la seconda volte in due anni, ha provato ed ha fallito a reintrodurre la pena di morte. La votazione è finita 80-73 grazie al massiccio intervento di una coalizione di oppositori alla pena di morte, che includeva  l’MVFR, Amnesty International USA e l’arcidiocesi cattolica di Boston. Questa volta, Cushing non ha potuto seguire il dibattito dall’interno della legislatura. Ma il suo ruolo di direttore esecutivo all’interno del MVFR ha reso possibile utilizzare la sua enorme autorità morale nella discussione, dando ancora una volta un contributo decisivo.

“L’MVFR ha aggiunto una nuova ed autorevole voce al dibattito sulla pena di morte”, dice  Joshua Rubenstein, Direttore Regionale dell’AIUSA. "Avendo al suo interno parenti di vittime di omicidio, con tutte le loro angosce, testimoniano contro la pena di morte giocando un ruolo significativo nell’evitare la reintroduzione della pena di morte in Massachussetts. La loro voce ci ricorda che la vendetta non può essere alla base di una politica pubblica”.

Cushing aggiunge: “Facciamo discorsi pubbici, ma anche incontri individuali. Conosciamo legislatori che hanno cambiato le loro opinioni confrontandosi con l’MVFR. Il portavoce ufficiale mi ha detto di attribuire alla nostra presenza il ribaltarsi del dibattito. Puoi non essere d’accordo con la nostra posizione sulla pena di morte, ma non puoi ignorare il nostro dolore.

DIRITTI DELLE VITTIME

L’MVFR ha un’organizzazione particolare. Infatti, il direttore esecutivo è attualmente il solo impiegato dell’associazione, fondata nel 1976 da Marie Deans di Richmond, Virginia, dopo la morte di sua suocera Penny. Dal 1993 la maratona organizzata dal gruppo, “La giornata della Speranza” gira per i vari stati portando il suo messaggio che dice che le esecuzioni sono delle terribili commemorazioni dei nostri cari uccisi.

Cushing lavora in un piccolo ufficio tappezzato di lettere in una casetta vittoriana che appartiene all’ American Friends Service Committee di Cambridge, Massachusetts. Dice che l’MVFR ha un ruolo specifico da giocare all’interno della comunità abolizionista, dove può portare l’attenzione  alle famiglie delle vittime a livelli migliori di quelli che ci sono all’interno dei gruppi e anche della società in generale. “E’ perché i movimenti abolizionisti sono in genere orientati sui prigionieri” spiega. “Noi siamo parte del movimento abolizionista, ma parliamo di temi diversi. Molti abolizionisti non approfondiscono più di tanto i problemi dei familiari. Cose tipo il fatto che il corpo dell’ucciso non ci viene restituito perché serve come prova del delitto, le pagelle scolastiche che arrivano a qualcuno che è morto, la sedia vuota a tavola nel giorno del Ringraziamento”.

Ma Cushing dice che i membri dell’MVFR sono soprattutto isolati dalle altre associazioni per i diritti delle vittime che sono prolificate in America negli ultimi 20 anni.

“Ho contattato il Centro Nazionale delle Vittime, che è un centro per informazioni sulle vittime dei crimini”, racconta. “Ci sono circa 10.000 organizzazioni negli Stati Uniti che parlano di crimine. Ma non c’è una singola informazione in opposizione alla pena di morte e la perdita di un familiare. Cosa che mi fa fatto capire che se hai perso qualcuno in un omicidio in questo paese, e ti opponi alla pena di morte comunque, sei doppiamente isolato”.

Questo isolamento può assumere forme di crudeltà. I membri dell’MVFR sono spesso evitati dai loro stessi familiari ed amici e il loro amore per l’ucciso viene spesso messo in discussione. “E’ dato per scontato che se tu hai amato realmente tua figlia, tuo padre, se veramente amavi tuo figlio o tua sorella, devi per forza volere vedere uccidere chi lo ha ucciso”, nota Cushing.

Il direttore dell’MVFR dice che girando per il paese ha trovato una cultura che simultaneamente demonizza e glorifica gli assassini, una cultura che celebra la violenza in linea generale, la durezza e la legge dell’occhio per occhio. Ma è convinto che la responsabilità di spezzare il circolo della violenza competa prima di tutto allo stato.

Amnesty ha giocato un ruolo vitale in questo dibattito, afferma Cushing, portando la discussione a livello dei diritti umani intenazionali, non a un discorso locale. Infatti AI è attualmente il centro di una campagna mondiale che sta focalizzando l’attenzione sugli abusi in termini di diritti umani negli USA, incluso il nostro uso sempre crescente della pena di morte.

“Un paio di volte alla settimana, gli Stati Uniti mettono a morte qualcuno, gli mettono aghi nelle braccia e ci pompano il veleno” Cushing puntualizza. “Se fosse fatto dal governo Cinese, ci attaccherebbero”.

“Di fronte alla violenza, come deve rispondere una comunità?” chiede. “Quello che ci dicono è che la risposta appropriata alla violenza e agli omicidi sono altri omicidi e altra violenza. Io mi oppongo alla pena di morte perché non credo che aiuti gli individui o la società. Non è che mi importi molto di quello che succede agli assassini. Mi oppongo alla pena di morte per quello che fa a tutti noi”.

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